SUOR MARIA VERONICA

La nostra vita si ispira alla spiritualità di Suor Maria Veronica Algranati, che chiamiamo “Nonna Susanna”. Essa nel 1946 ha fondato a Bologna l’Opera della Riconoscenza approvata dal Cardinal Nasalli Rocca: una comunità di giovani consacrate, dette Veroniche, che lavoravano e pregavano per sostenere i sacerdoti e la loro missione a servizio della Redenzione. Come ha scritto Nonna Susanna vogliamo essere nella Chiesa delle piccole «Veroniche»…

«La tradizione racconta che una donna del popolo, quella che i fedeli chiamano Veronica, vedendo il Signore salire il Calvario, in uno slancio d’amore, volle asciugare il suo Santo Volto con un panno, offrendogli così un omaggio di riconoscenza, che forse era anche frutto modesto del proprio lavoro. Il piccolo gruppo di anime a cui il Signore ha ispirato “l’Opera della Riconoscenza” si propone di rinnovare questo slancio d’amore e di popolare compassione verso Gesù, presente nel Sacerdote, aiutando in tutti i modi possibili i sacerdoti». (Nonna Susanna)

TERESA SOFIA ALGRANATI,
SUOR MARIA VERONICA DEL VOLTO SANTO, «NONNA SUSANNA»


Quando sulle pagine di «Vita Femminile» apparve l’annuncio, tutte le lettrici rimasero stupite: il 3 settembre 1985 Nonna Susanna era tornata alla Casa dei Padre, serenamente, con la discrezione e il nascondimento che avevano caratterizzato tutta la sua vita.

Sul giornalino si firmava proprio così: Nonna Susanna, e nelle sue risposte alle lettere si dimostrava così comprensiva, così ricca di fede e di esperienza umana che le lettrici pensavano che fosse davvero una nonna; dalle foto scoprirono che invece era una suora: Suor Maria Veronica del Volto Santo, Teresa Sofia Algranati.

Nacque il 19 dicembre 1901 ad Ancona, i genitori si erano conosciuti e sposati sotto la guida di San Giovanni Bosco: Cesare Algranati ed Ernesta Stafferi. Teresa era l’ultima di nove figli: due femmine e sette maschi.

Il papà Cesare era un apprezzato giornalista, tra i fondatori del quotidiano L’Avvenire d’Italia; nel 1911 il Papa San Pio X gli chiese di dare vita ad un settimanale rivolto alle donne che, attraverso novelle e rubriche potesse far giungere nelle case la testimonianza della fede e dei valori cristiani. La nuova testata, con il nome di Vita Femminile, nacque nel 1912 e fu il grande, umile campo di apostolato di Teresa Sofia che ne assunse la direzione alla morte del papà.

La più piccola della famiglia Algranati trascorse gli anni dell’infanzia, purtroppo, lontano da mamma e papà a causa delle difficili condizioni della numerosa famiglia alla quale provvedeva Cesare Algranati solo col proprio lavoro di scrittore.

Ad allevare la piccola fu la nonna materna che viveva a Torino durante l’inverno e a Madonna dell’Olmo, vicino a Cuneo, nei mesi estivi.

Suor Maria Veronica ha lasciato alcuni quaderni sui quali ha annotato molti episodi della sua vita e del suo cammino spirituale; da questi scritti conosciamo molti particolari della sua infanzia e delle vicende che hanno condotto la sua esistenza nella fede e in un assiduo servizio per il bene di tanti fratelli e di tanti sacerdoti.

La piccola Teresa Sofia già alla tenera età di tre, quattro anni viveva un intenso, delicato rapporto di filiale confidenza con Gesù Bambino e con la Sua Mamma che pregava con semplicità: «Mi pensavo accanto alla Madonna e all’Angelo e baciavo le immaginette dicendo: “Ma io Gesù ti voglio proprio bene... e anche alla tua Mamma!”».

La sua semplicità di cuore, la delicatezza dei suoi sentimenti, furono magistralmente plasmati e coltivati dai sacerdoti a cui fin da piccola ebbe la grazia di affidare le sue spirituali confidenze: i Beati don Michele Rua e don Filippo Rinaldi, primi successori di Don Bosco, in età più adulta da Don Umberto Maria Pasquale. Furono poi importantissimi l’esempio e le parole della mamma, donna di profonda fede, e del papà, coraggioso difensore della Chiesa.

Nel 1920 Teresa Sofia diede inizio alla diffusione della S. Messa per la remissione dei peccati, chiamata anche «Messa del Perdono». Volle e sostenne questa pratica spinta da un drammatico episodio avvenuto vicino Madonna dell’Olmo: la morte di stenti di un sacerdote.

La giovane Algranati amava meditare sulla S. Messa come infinito perdono di Dio; essa comprese che nel mistero della Santo Sacrificio il Padre ascolta il Figlio che supplica perdono, riparazione, pace per noi. Nonna Susanna comprese che nella Messa impetriamo da Dio quel perdono che Lui per primo vuole donarci, ma lo impetriamo con la forza divina e misteriosa dello stesso Redentore Gesù. Questa sua profonda fede la guidò nell’instancabile opera di diffusione della Santa Messa del Perdono, che ebbe la benedizione dell’allora Arcivescovo di Bologna, Cardinal Nasalli Rocca e del Papa Pio XII.

Unita alla S. Messa del Perdono diede vita anche all’Opera della Riconoscenza, per offrire al Divin Padre il grazie per tutto ciò che ha compiuto e compie per noi nella sua infinita Misericordia, e particolarmente per ringraziare del dono del Sacerdozio. Si tratta di una spiritualità che Teresa Algranati diffuse soprattutto fra giovani donne, che si proponevano di pregare per i sacerdoti, ringraziare il Signore per l’immenso dono dato attraverso di loro all’umanità intera, e di aiutare in tutti i modi possibili i sacerdoti. Teresa chiamò «Veroniche» queste anime che si proponevano di avvicinare i sacerdoti come aveva fatto la donna della Via Crucis tanto cara alla tradizione popolare: con rispetto e con gesti da sorelle e mamme, per aiutare ogni sacerdote nella salita del suo personale calvario, offerto in unione a Gesù, per la salvezza di tanti fratelli.

Nel 1932, ormai morti i due amatissimi genitori si stabilì a Bologna dove assunse la direzione del settimanale Vita Femminile, allora molto diffuso come “buona stampa” nelle Parrocchie. Da quelle pagine raggiungeva con messaggi di bene e di fede moltissime lettrici che lei chiamava familiarmente «le mie nipotine». Scriveva novelle e romanzi, oltre ad una rubrica nella quale si firmava «Nonna Susanna» titolo che è rimasto il più noto e familiare per coloro che l’hanno conosciuta ed amata. Privatamente poi intratteneva una fittissima corrispondenza con centinaia di persone, compiendo nel silenzio una capillare opera di bene, di conforto, di consiglio e diffondendo la spiritualità dell’Opera della Riconoscenza.

Dopo la guerra conseguì il diploma di maestra d’asilo e, mantenendo l’impegno del giornalino, lavorò come direttrice della scuola materna di Capanne di Pisa.

Il gruppo delle «Veroniche», fondato anche a Bologna, si era fatto numeroso e fervente,  Teresa Sofia pensava a piccole comunità di due o tre «Veroniche» che, come consacrate, vivessero in semplicità fra la gente, in Parrocchia, aiutando il sacerdote e diffondendo tra le persone amore e stima per i Ministri di Dio.

Ma chi la dirigeva le chiese per obbedienza di vestire, con due compagne, l’abito religioso. Ne fu rattristata perché ebbe la convinzione interiore che in questo modo «tutto sarebbe morto». Ma era spirito di grande obbedienza, soleva dire: «A me piace tanto obbedire», così l’8 settembre 1950 vestì l’abito religioso e prese il nome di Suor Maria Veronica del Volto Santo.

L’esperienza comunitaria cominciò a Capanne di Pisa, dove la prima comunità visse per tre anni. Poi si trasferirono a Bologna perché per Nonna Susanna era divenuto impossibile mantenere contemporaneamente l’impegno del giornalino e della scuola.

Si stabilirono in Via Toscana, in una villa offerta a Suor Maria Veronica dal fratello.

Fra il 1973 e 1974 morirono le Suore che erano con Nonna Susanna, essa si trovò da sola e per le misteriose permissioni di Dio non poté vedere la continuazione della sua opera.

Per altri dieci anni, fino a 1985, Nonna Susanna continuò con amore e dedizione il suo «apostolato della penna», come lo chiamava lei, attraverso le pagine di Vita Femminile.

Mantenendo attraverso le molte traversie della sua vita un cuore di bambina, semplice e umile, innamorata del Cielo, si spense serenamente all’alba del 3 settembre 1985.

Nonna Susanna amava tanto la neve perché da bambina, il giorno della sua prima S. Comunione un’abbondante nevicata l’aveva riempita di gioia: tutto intorno a lei si era fatto «bianco come l’Ostia Santa». Nel contemplare i fiocchi di neve che scendevano dal cielo, il suo cuore di bimba pensò che ogni fiocco diceva per lei un grazie a Gesù Bambino per la Comunione ricevuta. Così al termine della sua vita volle lasciare a chi l’amava un tenero messaggio dicendo: «Quando sarò in Cielo manderò tante grazie come tante palline di neve... non vi lascio orfani».